L'ARCHEOLOGIA
domus de janas

Nei pressi della chiesetta campestre di San Pietro, dalla quale dista poco meno di un chilometro, la domus de janas è sita nel bosco dei Landireddus ("ghiandifera"), dove rigogliosa è la macchia mediterranea (mirto, cisto, lentischio, olivastri, ecc.). Essa risale certamente al periodo neolitico (metà IV millennio - 2700 a. C.), era cui risale lo straordinario sviluppo delle domus de janas (le "case delle fate", nella tradizione popolare), cioè grotticielle artificiali, spesso raggruppate in grossi insediamenti che costituiscono vere e propri necropoli intorno alle quali si svolgevano riti funebri.
La grotta scavata nella roccia, che si erge solitaria nella collina, ha un impianto planimetrico molto semplice: è costituita da due ambienti comunicanti e collegati tra loro da un'apertura più piccola, ma simile a quella dell'ingresso principale, la cui altezza non supera i 90 cm.A questa domus de janas, meglio conosciuta dagli abitanti del paese come S'acqua e dolus ("l'acqua dei dolori"), è legata un'antica
credenza popolare.

 
domus de janas
La leggenda narra che qui San Pietro trovò riparo per la notte e che pregò tanto, al punto che l'impronta delle sue ginocchia è rimasta visibilmente impressa nella roccia.
Gli anziani, raccontano che ogni anno nella giornata del 29 giugno, partendo da Sa Gruxi Santa (fine via Garibaldi), numerosi si incamminavano lungo la strada di campagna (zona Santu Perdu) e si giungeva alla Domu percorrendo una stradina, una sorta di scorciatoia che la collega alla chiesetta, come una meta di pellegrinaggio. Nel pomeriggio il sacerdote celebrava la messa e dava la benedizione. Allora, l'acqua della sorgente minerale, che si trova dentro la "casa" era bevibile ed era considerata miracolosa.

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